Impegni
di lavoro mi costringevano a ritardare la partenza con la nuova barca a
vela per la Turchia, dove dovevo ritirare tutta l'attrezzatura lasciata in
deposito a Marmaris ed appartenente alla vecchia barca che avevo venduto
un anno prima. Con
tre amici partiamo da Porto Cervo il 23 Ottobre diretti a Messina,
distante 240 miglia, dove arriviamo dopo due giorni e due notti di
navigazione. Il tempo è buono fino alle Isole Eolie, dove appunto abita
Eolo che ci sospinge fino alla meta spolverandoci durante la notte, con le
ceneri uscite dalla bocca incandescente di Stromboli.
A
Messina, al pontile traballante di Marina di Nettuno ormeggiamo all'inglese;
Nettuno infatti solleva onde, pontile e la nostra barca. Ci vogliono 12
cime a terra, con mollettoni per addolcire gli strappi alle bitte; Messina
é quindi da evitare in caso di maltempo, meglio Porto Rosa a nord, oppure
il porto di Riposto a sud. Piuttosto
che rischiare danni sicuri della barca all'ormeggio, preferisco lasciare
presto Messina ed affrontare il mare grosso,
attraversando lo stretto agitato per fare rifornimento a Reggio
Calabria, dove è più riparato. Poi partenza per Creta che é a 480
miglia, con vento teso favorevole di NE. Le onde che arrivano da poppa
sono alte quattro metri e ci vuole molta attenzione al timone mentre si
fila ad oltre 8 nodi. Arrivati tuttavia nelle acque profonde 1000 metri,
le onde si appiattiscono e procediamo durante la notte con più
tranquillità. In seguito il mare si calma completamente, permettendoci di
pescare una bella lampuga, poi abilmente cucinata da Gavino. Dopo
la terza notte, arriviamo ad Hania, il primo porto di Creta ovest, paesino
bellissimo ed accogliente con architettura veneziana. Espleto le formalità
di polizia, in quanto qui non sanno ancora di essere entrati in Europa
(necessita il transit log e crew list) e pago
la tassa e l'ormeggio, tutto sommato molto modesto (Euro 10 giornalieri). Da
Hania è prevista la partenza dell'equipaggio ma non del ragazzo inglese,
James, che mi avrebbe dovuto accompagnare fino in Turchia. Nonostante ciò,
per problemi di salute della nonna (oppure per problemi di fidanzata),
parte pure lui. Rimango ad aspettare l'arrivo in aereo di mia moglie Mabi,
con molte perplessità di poter gestire la barca (54 piedi) solo con lei. L'acqua
del mare è comunque ancora tiepida, il tempo è buono ed i prossimi sei
porti sono tutti raggiungibili
a vela in giornata: quindi prendiamo coraggio e partiamo. La prima tappa
é Roythimon a soli 28 miglia, altro paese bellissimo, con castello
veneziano ed ottimi ristoranti. Dopo viene la capitale Iraklio a 35
miglia, con un porto insidioso, soggetto a forte risacca che ci fa penare
all'ormeggio, quando arriva una burrasca forza 7 e devo rimettere tutte le
cime disponibili a terra con i mollettoni. Per fortuna ne usciamo indenni.
Ne approfittiamo della pausa per fare turismo e visitiamo la città, non
particolarmente bella, ma abbastanza affascinante, specialmente la vicina
antichissima città minoica Knosso, che in questa stagione è quasi tutta
sola per noi. Finalmente
il mare si calma e partiamo, seppur con la pioggia. La temperatura è mite
ed il sole non tarda ad uscire per asciugarci, benché le altissime
montagne di Creta (2400 metri) sono coperte di neve. Il pomeriggio
arriviamo ad Agios Nikolaos, di nuovo con la pioggia ma é di breve durata
ed entriamo in un vero marina, sicuro, con personale efficiente e
gentilissimo (Euro 26 giornalieri). Noleggiamo
una Panda per due giorni e visitiamo l'interno di Creta, la città minoica
Malia, l'altipiano di Lassithy con i suoi particolari mulini a vento, la
grotta in montagna dove nacque Zeus e dei caratteristici paesini, fuori
dal mondo, dove il tempo si é fermato in un altro secolo e dove l'Europa
è cosa lontana. Facciamo
conoscenza con il pope della chiesa locale, con la suora del monastero e
con degli anziani contadini, gli unici rimasti a conservare le antiche
tradizioni cretesi di vita povera ma serena. Deliziose piccole chiese
campestri ovunque e sulla costa a Eleunda troviamo, in marcato contrasto,
gli alberghi lussuosissimi e carissimi. Nella
notte prevista per la nostra partenza, arriva una grossa perturbazione,
con vento che tocca i 50 nodi nel porto, ma rimaniamo tranquilli in quanto
ben protetti. Ci alziamo alle 4 del mattino per partire, ma la risacca
rimane fortissima e ci sconsigliano la partenza. Pare che questo prossimo
tratto di mare, tra Creta est e l'isola di Karpathos, sia classificato per
violenza del mare come le nostre Bocche di Bonifacio e quindi rimandiamo
di altre 24 ore, dedicandoci alla lettura ed alla pittura.
Partiamo
la successiva mattina alle 5.30, con il buio, dato che abbiamo 85 miglia
da percorre e che vogliamo arrivare in porto con la luce del giorno. Il
mare si è nel frattempo calmato ed abbiamo pescato un bel tonnetto.
Arriviamo alle 16.30 al delizioso porto di Pigadia sull'isola di Karpathos
assistiti dai pescatori sul molo incuriositi dal nostro arrivo, pare unici
turisti da parecchio tempo. Come sempre, le solite formalità di polizia e
la solita modica somma da pagare. Anche qui, come a Creta, ottimi
ristoranti a costi contenuti. Faccio
un'altra osservazione: in mare eravamo sempre soli, mai una barca; nei
porti si incontrava occasionalmente qualch'altro navigante tedesco,
canadese, francese, australiano o neo-zelandese, ma stranamente neanche un
italiano. Dobbiamo
partire nuovamente con il buio dato che sono altre 80 miglia per Rodi, ma
veleggiamo bene con onda e vento in poppa. Proprio davanti al porto di
Rodi si scatena però un groppo di pioggia forte che ci costringe ad
aspettare prima di entrare. In porto quella sera invitiamo una coppia di
amici greci a cena in barca, per gustare il buono tonnetto che avevamo
pescato. Segue una giornata pienissima di visite turistiche alla stupenda
città antica di Rodi, piena di monumenti e di storia, sia veneziana che
italiana recente. Consulto
i soliti siti meteo internet, weatheronline, windfinder, poseidon
e hellenic met, che devo dire fino a quel momento sono stati affidabilissimi
nelle previsioni di forza del vento, direzione delle onde e pioggia.
Prevedono vento favorevole di 15 nodi, da S, SE ed onda in poppa. La
mattina, per permetterci un ultima visita turistica al castello, faccio
espletare dall'agenzia pratiche (Euro 80!) le obbligatorie formalità di
polizia e di dogana, dovendo ora uscire dall'Europa. Prevedo
quattro ore di navigazione per le 25 miglia che ci separano da Marmaris in
Turchia e salpiamo alle 12.00, ma a poche miglia dalla costa turca arriva
una burrasca imprevista, con vento forte, onde alte, pioggia torrenziale e
fulmini a volontà. Cerco di evitare i fulmini fuggendo dal centro
nuvoloso più scuro, localizzato proprio sopra l'ingresso della baia di
Marmaris, largo soltanto 300 metri. Preferisco restare al largo, lontano
dalla terra e non tentare l'entrata per la ridotta visibilità ed i
ristretti spazi e per la possibilità di essere colpiti dai fulmini che
avrebbero messo fuori uso il radar ed il GPS. La
burrasca non segue un percorso lineare ma cambia direzione, seguendo ogni
nostra mossa e sembra proprio volerci raggiungere (forse perché avevamo
osato violare la grotta di Zeus a Creta!) Fuggiamo con la randa ridotta al
massimo e la tormentina, allora Zeus ci toglie il vento e ci manda un mare
incrociato. Accendo il motore e restiamo alla cappa per altre quattro ore
con la prua alle onde, finché non comincia a finire il carburante e devo
travasare le due tanniche di riserva che avevo prudentemente imbarcato a
Reggio Calabria mentre Mabi, saldamente legata alla barca, mi tiene il
timone. Finalmente,
al buio vedo un incoraggiante varco nelle nubi verso la meta e decido di
tentare di varcare lo stretto ingresso alla baia di Marmaris, che ci viene
illuminata dagli incessanti fulmini. Man mano che ci avviciniamo, tutto si
calma ed entriamo nella baia e poi nel marina Netsel alle ore 20.00,
assistiti nel buio dal gommone del marina. Troviamo li un mare di fango,
tronchi d'albero sradicati, strade e negozi allagati e leggiamo nei giorni
successivi di 300 barche affondate in una vasta zona dell'Egeo (suppongo
si tratti maggiormente di piccole barche nei porti). Siamo stanchissimi,
ma soddisfatti di aver raggiunto la meta il 15 Novembre sani e salvi, dopo
un viaggio di oltre 300 miglia da soli in due e di aver completato il
viaggio di 1200 miglia dalla Sardegna alla Turchia. In
conclusione, a Novembre si possono fare delle bellissime navigazioni nei
mari caldi del sud Mediterraneo, con temperature più che accettabili,
spesso perfino calde, da girare in maglietta e calzoncini. Bisogna però
assolutamente tener d'occhio il barometro di bordo ed il meteo, cosa
abbastanza facile oggi con internet, anche se la nostra esperienza
dimostra che ci vuole molta attenzione e molta prudenza. Si hanno poi
tutti i vantaggi della bassa stagione: assenza di ressa nei musei e nei
siti archeologici, speciale attenzione nei ristoranti e sconti eccezionali
nei negozi! Lorenzo
Camillo
The Mediterranean Sea |