Navigare il Mediterraneo a Novembre
dalla Sardegna  alla Turchia 

                                                                                                 

Impegni di lavoro mi costringevano a ritardare la partenza con la nuova barca a vela per la Turchia, dove dovevo ritirare tutta l'attrezzatura lasciata in deposito a Marmaris ed appartenente alla vecchia barca che avevo venduto un anno prima.

Con tre amici partiamo da Porto Cervo il 23 Ottobre diretti a Messina, distante 240 miglia, dove arriviamo dopo due giorni e due notti di navigazione. Il tempo è buono fino alle Isole Eolie, dove appunto abita Eolo che ci sospinge fino alla meta spolverandoci durante la notte, con le ceneri uscite dalla bocca incandescente di Stromboli. 

A Messina, al pontile traballante di Marina di Nettuno ormeggiamo all'inglese; Nettuno infatti solleva onde, pontile e la nostra barca. Ci vogliono 12 cime a terra, con mollettoni per addolcire gli strappi alle bitte; Messina é quindi da evitare in caso di maltempo, meglio Porto Rosa a nord, oppure il porto di Riposto a sud.

Piuttosto che rischiare danni sicuri della barca all'ormeggio, preferisco lasciare presto Messina ed affrontare il mare grosso,  attraversando lo stretto agitato per fare rifornimento a Reggio Calabria, dove è più riparato. Poi partenza per Creta che é a 480 miglia, con vento teso favorevole di NE. Le onde che arrivano da poppa sono alte quattro metri e ci vuole molta attenzione al timone mentre si fila ad oltre 8 nodi. Arrivati tuttavia nelle acque profonde 1000 metri, le onde si appiattiscono e procediamo durante la notte con più tranquillità. In seguito il mare si calma completamente, permettendoci di pescare una bella lampuga, poi abilmente cucinata da Gavino.

Dopo la terza notte, arriviamo ad Hania, il primo porto di Creta ovest, paesino bellissimo ed accogliente con architettura veneziana. Espleto le formalità di polizia, in quanto qui non sanno ancora di essere entrati in Europa (necessita il transit log e crew list) e pago la tassa e l'ormeggio, tutto sommato molto modesto (Euro 10 giornalieri).

Da Hania è prevista la partenza dell'equipaggio ma non del ragazzo inglese, James, che mi avrebbe dovuto accompagnare fino in Turchia. Nonostante ciò, per problemi di salute della nonna (oppure per problemi di fidanzata), parte pure lui. Rimango ad aspettare l'arrivo in aereo di mia moglie Mabi, con molte perplessità di poter gestire la barca (54 piedi) solo con lei.

L'acqua del mare è comunque ancora tiepida, il tempo è buono ed i prossimi sei porti sono tutti  raggiungibili a vela in giornata: quindi prendiamo coraggio e partiamo. La prima tappa é Roythimon a soli 28 miglia, altro paese bellissimo, con castello veneziano ed ottimi ristoranti. Dopo viene la capitale Iraklio a 35 miglia, con un porto insidioso, soggetto a forte risacca che ci fa penare all'ormeggio, quando arriva una burrasca forza 7 e devo rimettere tutte le cime disponibili a terra con i mollettoni. Per fortuna ne usciamo indenni. Ne approfittiamo della pausa per fare turismo e visitiamo la città, non particolarmente bella, ma abbastanza affascinante, specialmente la vicina antichissima città minoica Knosso, che in questa stagione è quasi tutta sola per noi.

Finalmente il mare si calma e partiamo, seppur con la pioggia. La temperatura è mite ed il sole non tarda ad uscire per asciugarci, benché le altissime montagne di Creta (2400 metri) sono coperte di neve. Il pomeriggio arriviamo ad Agios Nikolaos, di nuovo con la pioggia ma é di breve durata ed entriamo in un vero marina, sicuro, con personale efficiente e gentilissimo (Euro 26 giornalieri).

Noleggiamo una Panda per due giorni e visitiamo l'interno di Creta, la città minoica Malia, l'altipiano di Lassithy con i suoi particolari mulini a vento, la grotta in montagna dove nacque Zeus e dei caratteristici paesini, fuori dal mondo, dove il tempo si é fermato in un altro secolo e dove l'Europa è  cosa lontana. Facciamo conoscenza con il pope della chiesa locale, con la suora del monastero e con degli anziani contadini, gli unici rimasti a conservare le antiche tradizioni cretesi di vita povera ma serena. Deliziose piccole chiese campestri ovunque e sulla costa a Eleunda troviamo, in marcato contrasto, gli alberghi lussuosissimi e carissimi.

Nella notte prevista per la nostra partenza, arriva una grossa perturbazione, con vento che tocca i 50 nodi nel porto, ma rimaniamo tranquilli in quanto ben protetti. Ci alziamo alle 4 del mattino per partire, ma la risacca rimane fortissima e ci sconsigliano la partenza. Pare che questo prossimo tratto di mare, tra Creta est e l'isola di Karpathos, sia classificato per violenza del mare come le nostre Bocche di Bonifacio e quindi rimandiamo di altre 24 ore, dedicandoci alla lettura ed alla pittura.    

Partiamo la successiva mattina alle 5.30, con il buio, dato che abbiamo 85 miglia da percorre e che vogliamo arrivare in porto con la luce del giorno. Il mare si è nel frattempo calmato ed abbiamo pescato un bel tonnetto. Arriviamo alle 16.30 al delizioso porto di Pigadia sull'isola di Karpathos assistiti dai pescatori sul molo incuriositi dal nostro arrivo, pare unici turisti da parecchio tempo. Come sempre, le solite formalità di polizia e la solita modica somma da pagare. Anche qui, come a Creta, ottimi ristoranti a costi contenuti.

Faccio un'altra osservazione: in mare eravamo sempre soli, mai una barca; nei porti si incontrava occasionalmente qualch'altro navigante tedesco, canadese, francese, australiano o neo-zelandese, ma stranamente neanche un italiano.

Dobbiamo partire nuovamente con il buio dato che sono altre 80 miglia per Rodi, ma veleggiamo bene con onda e vento in poppa. Proprio davanti al porto di Rodi si scatena però un groppo di pioggia forte che ci costringe ad aspettare prima di entrare. In porto quella sera invitiamo una coppia di amici greci a cena in barca, per gustare il buono tonnetto che avevamo pescato. Segue una giornata pienissima di visite turistiche alla stupenda città antica di Rodi, piena di monumenti e di storia, sia veneziana che italiana recente.

Consulto i soliti siti meteo internet, weatheronline, windfinder, poseidon e hellenic met, che devo dire fino a quel momento sono stati affidabilissimi nelle previsioni di forza del vento, direzione delle onde e pioggia. Prevedono vento favorevole di 15 nodi, da S, SE ed onda in poppa. La mattina, per permetterci un ultima visita turistica al castello, faccio espletare dall'agenzia pratiche (Euro 80!) le obbligatorie formalità di polizia e di dogana, dovendo ora uscire dall'Europa.

Prevedo quattro ore di navigazione per le 25 miglia che ci separano da Marmaris in Turchia e salpiamo alle 12.00, ma a poche miglia dalla costa turca arriva una burrasca imprevista, con vento forte, onde alte, pioggia torrenziale e fulmini a volontà. Cerco di evitare i fulmini fuggendo dal centro nuvoloso più scuro, localizzato proprio sopra l'ingresso della baia di Marmaris, largo soltanto 300 metri. Preferisco restare al largo, lontano dalla terra e non tentare l'entrata per la ridotta visibilità ed i ristretti spazi e per la possibilità di essere colpiti dai fulmini che avrebbero messo fuori uso il radar ed il GPS.

La burrasca non segue un percorso lineare ma cambia direzione, seguendo ogni nostra mossa e sembra proprio volerci raggiungere (forse perché avevamo osato violare la grotta di Zeus a Creta!) Fuggiamo con la randa ridotta al massimo e la tormentina, allora Zeus ci toglie il vento e ci manda un mare incrociato. Accendo il motore e restiamo alla cappa per altre quattro ore con la prua alle onde, finché non comincia a finire il carburante e devo travasare le due tanniche di riserva che avevo prudentemente imbarcato a Reggio Calabria mentre Mabi, saldamente legata alla barca, mi tiene il timone.

Finalmente, al buio vedo un incoraggiante varco nelle nubi verso la meta e decido di tentare di varcare lo stretto ingresso alla baia di Marmaris, che ci viene illuminata dagli incessanti fulmini. Man mano che ci avviciniamo, tutto si calma ed entriamo nella baia e poi nel marina Netsel alle ore 20.00, assistiti nel buio dal gommone del marina. Troviamo li un mare di fango, tronchi d'albero sradicati, strade e negozi allagati e leggiamo nei giorni successivi di 300 barche affondate in una vasta zona dell'Egeo (suppongo si tratti maggiormente di piccole barche nei porti). Siamo stanchissimi, ma soddisfatti di aver raggiunto la meta il 15 Novembre sani e salvi, dopo un viaggio di oltre 300 miglia da soli in due e di aver completato il viaggio di 1200 miglia dalla Sardegna alla Turchia.

In conclusione, a Novembre si possono fare delle bellissime navigazioni nei mari caldi del sud Mediterraneo, con temperature più che accettabili, spesso perfino calde, da girare in maglietta e calzoncini. Bisogna però assolutamente tener d'occhio il barometro di bordo ed il meteo, cosa abbastanza facile oggi con internet, anche se la nostra esperienza dimostra che ci vuole molta attenzione e molta prudenza. Si hanno poi tutti i vantaggi della bassa stagione: assenza di ressa nei musei e nei siti archeologici, speciale attenzione nei ristoranti e sconti eccezionali nei negozi!

Lorenzo Camillo

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