Più si naviga sulle acque
del Mediterraneo più si capisce la pericolosa precarietà
della sua salute, dovuta
all’eccessiva presenza e sfruttamento da parte dell’uomo. Il Mediterraneo, di circa
2.500.000 chilometri quadrati, bagna tre continenti: Europea, Asia ed
Africa ed è un crocevia importante per l’umanità ed è per questo
considerato come culla della civiltà occidentale. Questo
mare, abbastanza chiuso, è delimitato da 21 Paesi e si congiunge
all’Oceano Atlantico attraverso lo stretto di Gibilterra che, con una
larghezza di soli otto miglia, impone un ricambio delle acque molto
limitato e per questo occorrono circa un centinaio di anni.
Oltre gli innumerevoli
fiumi che affluiscono nel Mediterraneo vi è il Mar Nero che, con le sue
acque inquinate, fluisce in questo mare attraverso il Bosforo di Istanbul.
Le centinaia di navi che si vedono perennemente ancorate al largo di
Istanbul ed in procinto di passare da un mare all’altro, evidenziano
l’alto rischio di inquinamento conseguente al costante via vai di navi
cariche di petrolio e di pericolose sostanze chimiche che solcano giorno e
notte tutto il mare Mediterraneo. Quel che è peggio, è che molte di
queste navi sono vecchie ed obsolete e pongono una seria minaccia per la
già precaria salute
del Mar Mediterraneo. L’equilibrio ecologico e
la vita marina del Mare Mediterraneo sono, infatti, seriamente minacciati
dal flusso continuo di acque sporche che vi si riversano da tutte queste
fonti che coinvolgono mezzo miliardo di persone. Se non bastasse, ci sono
oltre 100 milioni di persone che vivono lungo le sue coste e durante
l’estate questo numero si moltiplica, incrementando fino al doppio, il
peso d’umanità che il povero Mediterraneo deve sostenere. Dopo tanti anni di
navigazione del Mediterraneo, ho potuto constatare anche la sempre più
densa edificazione delle coste, talvolta priva di riguardo nei confronti
delle bellezze paesaggistiche dell’area e fa pensare che sarebbe
necessario un controllo e regolamentazione sovra-nazionale. Il mare stesso è stato
depauperato da sempre più avanzate tecniche di pesca su scala industriale
e tutto è stato spazzato via dalla pratica incontrollata ed illegale
della pesca a strascico. In mezzo al Mediterraneo ho incontrato “le
spadare”, reti lunghe chilometri e chilometri per la cattura del
pescespada, che non danno alcuna possibilità di scampo, neanche per
tonni, delfini, tartarughe o balene – tanto che vedere un pesce grande
ormai sta diventando sempre più raro. Attualmente si pescano, infatti,
molte varietà in via di estinzione. Si possono trovare tonni inscatolati
in qualsiasi negozio alimentare del mondo e difficilmente, invece, si
trovano tonni grandi ai mercati del pesce ed anche questo è ormai sta
scomparendo. Infatti, la maggior parte dei pesci nei mercati ormai
proviene soltanto dagli allevamenti, un’industria che produce altro
inquinamento per il mare. Anche il problema del
surriscaldamento globale ha delle ripercussioni sul Mediterraneo. Nuove
specie di alghe e di pesci tropicali stanno proliferando e prevalendo
sulla flora e sulla fauna locale, trasformando così l’habitat naturale
del nostro Mare. Il sollevamento del livello delle acque avrebbe delle
conseguenze inimmaginabili per le coste e per i loro abitanti, soprattutto
per le aree più basse e soggette ad allagamenti, che sono anche le più
abitate. Bisogna quindi intensificare gli sforzi mondiali per scongiurare
questo pericolo. Il Mare Mediterraneo è
sempre stato solcato dai marinai, fin dai tempi antichi, permettendo il
commercio a largo raggio e lo scambio di cultura tra i popoli rivieraschi.
La recente crescita, e si può parlare di boom in questi ultimi anni,
della popolazione dei navigatori, può fornire un’altra fonte di
inquinamento, se non prendiamo coscienza e relativi provvedimenti.
Purtroppo cresce anche il numero dei marinai improvvisati, privi di alcuna
nozione sulla preservazione ambientale
marina. Noi tutti dovremmo essere consapevoli dei rischi che il
nostro meraviglioso Mediterraneo sta correndo e dovremmo fare del nostro
meglio per vincere questi pericoli e salvarlo. Consideriamo innanzitutto,
il tempo di decomposizione dei seguenti materiali, che troppo spesso
vengono incautamente gettati nel nostro mare: - filtri di sigarette 12 anni - sacchetti di plastica 20 anni - lattine di birra 100 anni - bottiglie di plastica
anche un milione di anni Suggerimenti individuali: Ciascun marinaio può
essere d’aiuto divenendo consapevole del problema ambientale e prendendo
le giuste precauzioni per mantenere pulito ed in salute il Mare
Mediterraneo: - Installare in barca un serbatoio per le acque nere per
mantenere puliti i marina ed i porti. - Evitare di tenere a
bordo piatti e bicchieri di plastica che potrebbero volare fuoribordo e
finire sul fondale marino - Prestare estrema cautela
nel fare rifornimento del motore fuoribordo con la tanica - Utilizzare a bordo
soltanto saponi e detergenti biodegradabili - Assicurarsi che solo i
rifiuti organici vengano riversati in mare e che il resto sia
scrupolosamente depositato negli appositi recipienti a terra - Evitare le vernici antivegetative più dannose alla natura - Installare generatore eolico e/o panelli solari per caricare batterie - La potenza delle barche
a motore dovrebbe essere utilizzata soltanto per il trasporto e non per il
solo gusto dell’alta velocità Suggerimenti per i Governi: Il bacino mediterraneo è
unico con i suoi molti ed affascinanti Paesi, culture, storie ed
attrazioni naturali che ne fanno un modello unico per il turismo mondiale.
I Governi nazionali ed enti internazionali dovrebbero tutelarlo e
proteggerlo, favorendone il potenziale economico non inquinante. Per
esempio: - Bandire i complessi industriali inquinanti e raffinerie di petrolio lungo le coste - Proteggere le coste dalla deprecabile speculazione e concentrare le costruzioni soltanto in alcune zone limitate - Assicurare l’efficienza degli impianti di depurazione delle acque reflue nelle città costiere - Dare preferenza all’energia nucleare e solare, piuttosto che a quella petrolifera - Tenere le navi cisterna di petrolio e con carichi velenosi lontane dalle coste e dalle residenze turistiche, controllando anche le fuoriuscite ed i lavaggi di sentina - Controllare lo stato di mantenimento e di salute delle navi nazionali da carico - Creare molti parchi naturali e riserve delle specie marine protette lungo le coste - Rafforzare i provvedimenti restrittivi verso le imbarcazioni a motore ed imporre limiti di velocità lungo le coste - Sviluppare i siti archeologici - Incentivare il turismo costiero - Educare le masse alla protezione ambientale - Regolarizzare la pulizia delle spiagge, delle coste e dei fondali - Controllare la qualità microbiologica delle acque balneabili - Stabilire una stabile raccolta dei rifiuti dalle imbarcazioni e dai porti - Rafforzare le restrizioni nella pesca - Organizzare un efficiente Servizio di Ricerca e Salvataggio - Promuovere la ricerca ambientale marina - Regolamentare l’emissione industriale di CO2 per ridurre il surriscaldamento terrestre - Ridurre la burocrazia per favorire la creazione di porti turistici - Ridurre la burocrazia per la circolazione internazionale d’imbarcazioni da crociera -
Cooperare con altri paesi del Mediterraneo attraverso enti
internazionali tenendo regolari convegni e simposi. La cooperazione globale
tra tutte le Nazioni è essenziale; altrimenti gli sforzi di una ben
intenzionata nazione sarebbero vanificati dalla negligenza della nazione
confinante. La povertà dei Paesi
nord-africani e mediorientali è un problema umano che va affrontato
subito e con determinazione. Dobbiamo crearvi un benessere che eviterà le
tensioni attuali, che producono le note fughe verso l’Europa di
disperati “boat-people”. Se gli Stati
sottosviluppati confinanti con il Mediterraneo, creassero una catena di
marine efficienti, distribuite al massimo per 30 miglia lungo le proprie
coste, allora il flusso del ricco turismo marittimo del nord sarebbe
tentato di navigare verso il sud e di scoprire nuove destinazioni. Questo
è ora molto più fattibile, con la media sempre più grande delle
imbarcazioni turistiche e con le nuove tecnologie che rendono le lunghe
navigazioni sempre più facili e sicure. Questo turismo d’alta
qualità produrrà un maggior benessere economico, ma con un limitato
impatto ambientale, oltre ad incoraggiare i governi a tenere pulite le
coste ed a preservare l’ambiente delle attrazioni turistiche naturali. In conclusione, se
migliorassimo la nostra consapevolezza dei problemi riguardanti il Mare
Nostrum e se tutti facessimo qualcosa per ridurre l’impatto delle
attività umane sulla natura, potremmo salvare il Mediterraneo e
continuare a godere delle splendide navigazioni sulle sue acque per molte
generazioni a venire. Lorenzo Camillo
The Mediterranean Sea |