A settembre 2009, la barca Mabi Two, una Jeanneau 54, e' stata trasferita da Marmaris in Turchia alla Sardegna, un viaggio di 1100 miglia, prima di fare la prossima tappa a Las Palmas nelle isole Canarie, per altri 1500 miglia. Da Las Palmas poi, ripartira' il 22 novembre per Santa Lucia nei Caraibi, per altri 2700 miglia, con totale complessivo di oltre 5300 miglia.
Partii da Marmaris con mia moglie Mabi e ci dirigemmo a Kos, per prendere
Giuseppe e Marilinda arrivati lì in aereo. Tutti e quattro abbiamo fatto una
tranquilla navigazione attraverso le isole greche Cicladi, fermandoci ad Amorgos,
Naxos,
Kythnos, Poros, poi attraverso il Canale
di Corinto, a Galaxidhi dove visitammo l'antica Delfi,
dopo a Trizonia, Navpaktos (ex-Lepanto), sotto il ponte di Rioni e poi fermata
a Patrasso. Qui le signore partirono per Roma, mentre io e Giuseppe, raggiunti
anche da Luigi, ci imbarcammo per la lunga trasferta fino a Porto Cervo in
Sardegna. 19 Ottobre, io e Luigi lasciammo Porto Cervo per Alghero, dove saremmo stati raggiunti da Sandro per andare poi tutti e tre a Las Palmas. Girammo attorno a Capo testa e poi l’isola di Asinara, per arrivare ad Alghero ed aspettammo l’arrivo di Sandro. Purtroppo arrivo' anche una estesissima burrasca tra le Baleari e la Sardegna con venti di 60 nodi, quindi restammo quattro giorni ad Alghero approfittando di fare molti altri lavori sulla barca. 24 ottobre Finalmente lasciammo Alghero, con rimasugli della burrasca in atto e mare ancora molto mosso, ma lentamente in attenuazione. Dopo due giorni e due notti di forte scomodità per il mare di traverso ed una volata tra le onde, il mare si calmò e potemmo riprendere durante la navigazione i lavori programmati sulla barca. Per recuperare il tempo perduto ad Alghero, decidemmo di evitare completamente le Baleari e puntare direttamente sulla costa terraferma della Spagna, una navigazione di 460 miglia: tre giorni e tre notti senza sosta. Dopo Formentera, l'ultima isola delle Baleari che vedemmo in distanza sulla nostra destra, il mare si appiattì completamente. Ci fecero visita numerosi delfini ed uccellini migratori che atterravano per riposare e per un sorso d'acqua e per fare manutenzione anche loro, alle piume, prima di riprendere il lungo viaggio per l'Africa. Una notte fu singolare per una pronunciata fosforescenza dell'acqua attorno alla barca e nella scia che sparava "scintille" e grosse "palle di fuoco" dalla nostra poppa. Ad un certo punto nella notte, colpimmo un'asta bandierina che segnalava la presenza di una nassa sul fondo, che fortunatamente passò senza conseguenze per l'elica. Un'altro avvenimento di rilievo fu la pesca di un tonno pinnagialla di 7 chili, che ci forni' in seguito degli eccellenti pasti. E come sempre su queste lunghe trasferte, dei meravigliosi tramonti ed albe e dopo il tramonto della luna, dei bellissimi cieli stellati che allietavano le lunghe ore di guardia durante la notte. 27 Ottobre Arriviamo a Cartagena alle ore 18.00, facciamo una passeggiata a terra e troviamo una città ordinatissima e ben ristrutturata, con ottimo mix tra architettura moderna e liberty. Poi dopo una notte di ben meritato riposo ed una bella lavata alla barca, partiamo alle ore 11.00 per Sotogrande, con brezza favorevole e mare calmo, una navigazione di 232 miglia. Ci godiamo un’altra notte di navigazione in mare fosforescente ed avvistiamo tanti delfini fosforescenti che giocavano attorno alla barca, lasciando scie luminose delle loro evoluzioni, come dei siluri lanciati verso un bersaglio; di giorno, un grande branco di altri delfini, circa un centinaio. La sera Luigi ci prepara una cena strepitosa, tonno in salsa di pomodoro con olive e peperoncino. Il pranzo successivo, ottime polpette di tonno. La temperatura diventa sempre piu' mite e non si soffre più il freddo durante il turno di guardia la notte, come nei mare italiani in questo periodo. Qui siamo ormai sotto il livello della Sicilia, con la costa marocchina ad una settantina di miglia. Mentre siamo in alto mare, l'amico Giuseppe ci segue costantemente da Cagliari con i suoi rapporti sul meteo ed utili notizie sui porti. A proposito di turni di guardia, la notte siamo sempre due in coperta, uno vigile e l'altro a semi-riposo, mentre il terzo dorme tranquillo in cabina per tre ore. La notte ovviamente, siamo sempre rigorosamente allacciati alla barca con il cordone ombelicale di sicurezza. Faccio un appunto significativo sui costi dei marina: ad Alghero, con servizi scadenti il prezzo era € 69 al giorno, mentre a Cartagena, eccellenti servizi, per soli € 41. 29 Ottobre Finalmente alle ore 20.00 con il buio entriamo a Sotogrande, dopo aver avvistato la grande rocca di Gibilterra a poche miglia, che rappresenta una delle Colonne d'Ercole, la porta all'Atlantico. Dopo aver incontrato gli amici Vincent e Louise, li abbiamo invitato a venire in barca con noi fino a Gibilterra, dove arriviamo il 30 Ottobre alle ore 17.00. Siamo stati fortunati a trovare posto a Marina Bay, in quanto è quasi sempre pieno, con un prezzo convenientissimo. All'ingresso del marina, ci siamo dovuti scansare, scortati dalla polizia, dalla vicinissima pista d'atterraggio dell'aeroporto per l'arrivo imminente di un aereo militare. Dato che il tempo e' ancora buono, decidiamo di proseguire
il viaggio per Tangeri in Marocco. Nel bel mezzo dello stretto, ci siamo trovati con sei navi che ci venivano addosso da tutte le direzioni, ma abbiamo risolto con un bello slalom. Ma posso immaginare la difficolta' ed il panico che puo' venire, doverlo fare in piena nebbia! (cosa che poi e’ successa al rientro in Mediterraneo). Abbiamo cenato a tonno bollito, l'ultimo del nostro bel pesce, davanti al primo dei nostri tramonti atlantici. Poi ci siamo messa alla fonda per la notte davanti a Tangeri, arrivando nel buio, avendo percorso un tratto con oltre 10 nodi di corrente favorevole.Il mattino, temendo la lentezza della burocrazia marocchina di Tangeri e vedendo avanzare della foschia, abbiamo deciso di saltare una visita a terra e partire subito per Casablanca. Infatti, giunti in Atlantico, siamo stati avvolti da un fitto banco di nebbia e siamo dovuti procedere piano ed in allerta, assistiti dal radar. Ho puntato nella direzione del vento nella speranza di uscirne presto e dopo aver avuto degli incontri ravvicinati con dei pescherecci, siamo finalmente, con tanto sollievo, usciti nel sole. Abbiamo pescato un tonnetto, anche se ormai chiedevo una trotta, tanto per cambiare; la sera, buonissimo brodo e carpaccio di tonno fresco. Abbiamo avuto qualche schermaglia nel buio con i tanti pescherecci marocchini gelosi della loro zona di pesca. Il mattino dopo arriviamo a Casablanca, ma la torre di controllo ci informa che il marina e' chiuso e ci invita a tornare indietro di 13 miglia ed andare a Mohammedia, dove arriviamo alle 12.00. Sei ore di fermo in barca per procedure burocratiche, quindi un giorno intero sprecato. Mi sembrava che vogliono proprio scoraggiare il turismo nautico e qui barche ne passano tante, nel loro percorso verso la traversata atlantica. Solo il mattino dopo ci hanno permesso di scendere a terra, pareva che il medico che ci doveva visitare si sia ammalato e che erano preoccupati di possibili contagio di influenza suina, visto che venivamo dall'Italia, paese allora colpito. Eravamo ormeggiati proprio accanto alla barca canadese che era nei guai con la nebbia a Gibilterra, barca che avevo conosciuto a Marmaris in Turchia ed abbiamo sentito il racconto di prima mano dalla Signora All Ships. Mohammedia e' un grande porto commerciale e di pesca e con il marina minuscolo nel bel mezzo, quindi molto interessante e con tanti spunti di ispirazione per acquerelli, che mi hanno aiutato a passare il tempo. La citta' e' naif e la sua gente simpatica, generosa e cordiale; un venditore ambulante ci ha offerto i soldi per i biglietti dell’autobus in quanto non avevamo soldi locali e non ha voluto sentirne del rimborso. Casablanca invece e' stata una delusione, a parte la casbah, che ha perso il suo fascino dei tempi di Humphrey Bogart. Mohammedia e' un grande porto commerciale e di pesca e con il marina minuscolo nel bel mezzo, quindi molto interessante e con tanti spunti di ispirazione per acquerelli, che mi hanno aiutato a passare il tempo. La citta' e' naif e la sua gente simpatica, generosa e cordiale; un venditore ambulante ci ha offerto i soldi per i biglietti dell’autobus in quanto non avevamo soldi locali e non ha voluto sentirne del rimborso. Casablanca invece e' stata una delusione, a parte la casbah, che ha perso il suo fascino dei tempi di Humphrey Bogart. Considerazioni sulla Navigazione Oceanica Durante le tante ore di navigazione in silenzio si ha occasione di fare
tante riflessioni sulla vita e sul nostro mondo e se ne parla con i
compagni di viaggio. Sulla mia breve esperienza di navigazione atlantica
trascrivo qui di seguito le mie considerazioni per far conoscere cosa si
prova in barca a vela nell'oceano. Di giorno trovi con sorpresa che un vicino peschereccio oppure una grande nave sparisce completamente dalla vista dietro un muro d'acqua, per poi improvvisamente riapparire, cosi' come di notte nel buio totale, la vicina costa con tutte le luci dei paesini, viene nascosta da un grande sipario nero che si alza dal mare e che poi d'incanto scende e la costa riappare. Stando sottocoperta il movimento su’ e giu' e' quasi impercepibile tanto e' dolce, e si dorme benissimo, cullati dal gentile dondolio della barca e dallo sciacquio dell'acqua sullo scafo. Ma e' tutt'altra cosa quando le onde sono di traverso o c'e' burrasca e la barca balla da morire. Vieni sballotato continuamente nel letto ed il sonno viene bruscamente interrotto e devi quindi trovare una posizione allargata, stabile, magari aiutato da dei cuscini. Ma poi vieni svegliato dal boma che sbatte o dai winch elettrici messi in moto per regolare le vele da chi sta di guardia in coperta. E appena ti cali in un sonno profondo, ti chiamano per il tuo turno di guardia! E li’ devi combattere il sonno per stare sveglio. "Si dorme e si mangia quando si puo', non quando si vuole", dice Sandro, il nostro ex-ufficiale di Marina, efficientissimo ed implacabile nell'organizzare i turni.
In questi casi tutto quello che non e' legato o messo via negli stipetti viene scaraventato dappertutto, creando un disordine apocalittico. Fai fatica a spostarti in piedi all'interno della barca e se non ti tieni bene sei scaraventato da una parte all'altra: vita difficile con il mare in burrasca. Scendere a fare il te' sottocoperta non e' cosa facile e rischi di scottarti malamente. Ho dovuto sagomare una tavoletta di legno per bloccare le tazze, altrimenti ti scivolano via, piene di acqua bollente. Quando vedi la pentola sui fornelli cardanici che oscilla ad angolo "impossibile", ti rendi conto di quanto la barca si piega a destra e sinistra. Infatti in momenti difficili si evita di cucinare e uno si accontenta del solito pezzo di pane e formaggio. La parte che trovo sempre alquanto sconcertante, e’ la navigazione notturna senza luna, nel buoi piu’ pesto, quando non vedi assolutamente niente tutt’attorno, solo qualche riflesso delle luci di navigazione sulla schiuma bianca. La barca corre avanti alla ceca mentre tu scruti il buio senza vedere niente e speri e preghi di non incontrare ostacoli, detriti, un tronco d’albero, il container semi-sommerso, una balena... Il radar ti consola solo parzialmente, in quanto non può vedere oggetti nell’acqua e quindi devi contare solo su qualche santo in Paradiso, oppure sulle statistiche che ti dice che una collisione sarebbe una possibilita’ su un milione. Poi verso la fine del tuo turno di guardia, sei stanco morto ed il sonno prende il sopravento e fatichi a tenere aperto gli occhi; il buio totale non ti fa vedere l’orizzonte e perdi un po’ il senso di direzione e cominci ad immaginare cose strane. Si puo’ anche avere la sensazione che la barca stia rallentando, che sembri appesantita. Pensi; forse c’e’ molta acqua in sentina! Guardi il riflesso della flebile luce degli strumenti sulla schiuma delle onde frangenti accanto alla bara e vedi che l’acqua e’ molto al di sopra del livello della coperta. C...o, stiamo affondando! Corri giu’ con la pila in mano ed il cuore in gola ad esaminare la sentina... e trovi che e’ completamente asciutta. Quindi torni tranquillizzato, ma imbarazzato in pozzetto e trovi che la barca sta felicemente scivolando su e giu’ tra le onde pensando “Ma che c...o ha il comandante?” e ti dice: “Ehi Capitano, ma perche’ non ti dai 'na calmata e lasci fare a me e tu pensa solo a stare in guardia per le navi?” Un grosso problema ce l'hanno i maschi con la tavoletta del wc, che deve essere tenuta aperta con la mano altrimenti ti casca addosso, cosa molto complicata nei turni di notte, quando hai la cerata, maglioni, guanti, berretto, cappuccio, giubbotto di salvataggio e cintura di sicurezza; ci vorrebbero quattro mani. Sulla mia barca ho parzialmente risolto il problema con degli elastici antiestetici ma pratici, che fermano la tavoletta in posizione alzata, i quali dovro' rimuovere prima dell'arrivo della signora armatrice! Oggigiorno ci sono tre grandi invenzioni che aiutano immensamente il navigatore moderno: l'autopilota, il GPS e le previsioni meteo affidabili e disponibili su internet. Il primo, e' un amico instancabile che lavora giorno e notte senza lamentarsi e ti lascia libero di fare altre cose e di riposarti, ma sempre tenendo un occhio aperto sull'orizzonte per eventuali scogli, navi od altri ostacoli. Le navi sono tristemente note per la mancanza di una guardia costante, quindi rappresentano un pericolo serio per la piccola barca a vela; si dice che anche se ti vedono tirano dritto. Quindi sta a noi ad avere sempre un membro dell'equipaggio a guardarsi attorno a 360 gradi. La notte si cercano le lucine all'orizzonte e si cerca di capire dal loro colore, bianco, verde o rosso, in quale direzione procedono e se possono essere una minaccia. Però quando c'e' mare molto mosso, e' meglio non contare sull'autopilota ed e' consigliabile prendere in mano il timone. In mare aperto non ci sono punti stabili di riferimento con cui timonare, se non quelli celesti, il sole la luna e le stelle. Anche oggi, come in antichita' si continua ad usarli per tenere la rotta, mantenendo per esempio una particolare stella allineata con una sartia della barca. Ma quando viene oscurata da qualche nuvola bisogna ricorre alla bussola, che non e' facile, dato che devi anche controllare le onde e l'orizzonte. Pero' bisogna considerare che anche i corpi celesti si spostano, se pur lentamente, quindi devi tenerlo presente e spostare ogni tanto la posizione di riferimento di qualche grado. La seconda invenzione rivoluzionaria e' il GPS, lo strumento satellitare che ti da’ il posizionamento costante della barca riportato sulla carta nautica e ti consente di sapere in ogni momento dove stai rispetto agli scogli ed ostacoli fissi e ti aiuta a programmare una rotta in tutta sicurezza. La terza "invenzione" e' rappresentata dalle previsioni meteo di ultima generazione che oggi sono affidabilissime e liberamente disponibili su internet. Puoi vedere le previsioni graficamente della forza e direzione dei venti, l'altezza delle onde e la pioggia per i successivi cinque giorni, permettendoti di programmare in piena sicurezza la tua trasferta in barca. Certo, ci sono altre "diavolerie", come il telefono satellitare ecc, ma questi tre sviluppi tecnologici hanno contributo piu' di tutti alla larga diffusione del diporto nautico nel mondo negli ultimi anni, rendendolo molto piu' facile e piu' sicuro. Certo ci sono dei grossi disagi nella navigazione oceanica, ma c'e' anche grande soddisfazione a coprire grandi distanze e scoprire continenti per te nuovi e ci sono anche tanti momenti di forte emozioni, sia di fronte al pericolo, ma anche davanti alla grandiosita' ed alla bellezza della natura.Le Canarie
Le Canarie Finalmente il vento si e' calmato e parto con Luigi il pomeriggio del’ 11 novembre, facciamo una tranquilla veleggiata fino a Las Palmas, arrivando il 12 mattina. Veniamo subito coinvolti nei seminari organizzati dall'ARC, anche se il sonno incombe. Il pomeriggio viene dedicato al ben meritato riposo, giunti alla fine di una navigazione dalla Turchia alle Canarie di oltre 2700 miglia. Con l’organizzazione ARC ho seguito i corsi di Selezione rotta in
base alle previsioni meteo, di Manutenzione delle attrezzature veliche e
di Uso del sestante. Il giorno seguente e' stato tutto dedicato al
completamento delle rigorose regole di sicurezza imposte
dall'organizzazione ARC, con l'acquisto di nuove attrezzature ed
adattamenti delle esistenti. Il giorno dopo, l'esame accurato della barca
da parte del comitato sicurezza e la sera, una magnifica festa di
benvenuto offerto dal Comune di Las Palmas, con spettacolo di acrobati,
banda, danze e fuochi d'artificio. La domenica, grande parata di bandiere dei trenta paesi partecipanti all'ARC, con cerimonia di alza bandiera per l'apertura officiale del rally, seguita da gara dei tender e giochi d'acqua. Una grande festa di addio, grande folla di marinai e grande consumo di bevande, tutto offerto dal Comune di Las Palmas. AVANTI >>> (La traversata atlantica)
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